La primavera ad Amatrice

Il mese di marzo anche ad Amatrice la primavera è arrivata in tutta la sua bellezza quasi a voler nascondere quel triste scenario di macerie che ancora balza agli occhi con tutta la sua forza.

Sono state diverse le volte  che durante il mese mi hanno portato nuovamente nelle zone terremotate, voglio raccontarvi un’esperienza vissuta durante le mie visite.

Una famiglia di quattro persone: padre madre e due ragazze adolescenti, con pochissima voglia di condividere con una estranea come me, il loro disagio e soprattutto il ricordo di quella terribile notte. Non che io abbia mai chiesto nulla, ma si capisce al volo perché guardandole negli occhi è evidente la grande voglia di dimenticare.

Come tanti altri, anche questa famiglia ha perso tutto, e l’inverno lo hanno trascorso  dentro un container apparentemente dignitoso ma in realtà pieno di infiltrazioni e di umidità.

La loro richiesta era quella di una stufa a pallet per così avere la tranquillità di non dover più usare  stufette elettriche che consumano molto.

Grazie ad ADRA  Italia che opera attraverso i numerosi e generosi donatori si è reso possibile  questo acquisto,  io e Gianfranco che è il capofamiglia, siamo andati da un rivenditore di Montereale per acquistare una bellissima stufa.

Durante il breve viaggio, Gianfranco ha sentito la necessità di raccontarmi la triste storia di sua madre deceduta sotto le macerie. Con gli occhi pieni di lacrime, mi ha descritto tutto il suo dolore. Improvvisamente, senza quasi accorgermene, siamo arrivati nel posto scelto per l’ acquisto. Era tardi, la stufa era stata comprata e io contavo di  tornare a Rieti per altri impegni ma tornati al container per i saluti, mi è stato chiesto di rimanere a pranzo.

La mia prima risposta è stata negativa, dovevo andare via, ma poi entrata dentro una la piccola stalla rimasta in piedi e adattata a cucina dove tutti i giorni la famiglia di Gianfranco e di suo fratello Angelo condividono il pasto, ho visto una tavola apparecchiata e mi è stato fatto notare che c’era un posto riservato per me. Ho guardato nuovamente l’orologio ma poi ho capito che andandomene avrei  offeso questa bella accoglienza. Mi sono seduta e guardandomi intorno ho percepito un’opprimente aria di tristezza.

Erano contenti della mia presenza ma quella situazione di disagio ha creato tanta stanchezza e depressione. Ho cercato di riempire di parole quei momenti anche con qualche battuta e poi al momento dei saluti, abbracciando Adele, la cognata di Gianfranco, ho sentito che piangeva, l’ho stretta forte e senza aggiungere molto altro, ho salutato tutti con la promessa di ripassare a breve.

Sabrina Casciola

Responsabile ADRA Rieti