Voglia d’amare – Palermo 2016

Campo estivo di servizio a cura della Gioventù Avventista italiana in collaborazione con Adra Italia, 17-26 agosto 2016

Anche nel corso di quest’ultima estate rovente, il sodalizio “gioventù avventista” e “Adra Italia” ha prodotto una proficua sinergia. Trentacinque volontari si sono dati appuntamento in Sicilia per vivere nuovamente una vacanza speciale, fatta di mare, momenti di riflessione e di attività destinate agli “ultimi”. La provenienza dei ragazzi va ben oltre il tricolore. Hanno dai 22 ai 43 anni, e la foto rituale della formazione al completo, ritrae visi di nazionalità serba, austriaca e honduregna, che si aggiungono a giovani arrivati da varie città del nostro Bel Paese. Soggiorniamo presso il “Campinggruppo-ga-al-completo degli Ulivi” di Sferracavallo, quartiere ittico di Palermo. Come i portuali del luogo, anche noi possediamo reti capienti, ancorché ideali. Trainiamo via da questa esperienza un “pescato” copioso fatto di fruizione artistica e culinaria, e spazi spirituali sulla sabbia, in cui il riff della chitarra si è mescolato al leit-motive soave della battigia. Non dimenticando il servizio, che è stato l’impalcatura robusta di questi 9 giorni di permanenza, su cui abbiamo costruito vissuti indelebili a contatto con una nuova nidiata di fratelli. Molti dei quali sono approdati sulle note spiagge di questo profondo Sud, a bordo di imbarcazioni fatiscenti. Ne conosciamo soltanto una parte esigua, nel quadro di un esodo africano dalle dimensioni apocalittiche. Il nostro microcosmo di ragazzi intraprendenti ma palesemente scollati da una realtà così complicata, incontra facce segnate da cicatrici profonde, della pelle e dell’anima, e in maniera antitetica, manine bicolore pronte a brandire una palla. Sono i profughi nei quali ci siamo imbattuti durante l’attività solidale. Superstiti, in seno ad una umanità sempre in balia del pericolo, troppo spesso vittima senza appello delle maree, che sommergono uomini in felpe sudice e bimbi in tutine pastello. Sono i miracolati dal Signore e dalle coste accoglienti di questa “bedda matri” dal volto triangolare, che risponde al nome di Sicilia. Una terra “sventrata” nei secoli da pochi criminali e bonificata con caparbietà dalla parte sana della società locale, dalle associazioni di volontariato e dai soccorritori che, in barba alle poche risorse di cui sono provvisti, oggi più che mai, accolgono anziché respingere. Abbiamo amato Palermo, anche nelle sue contraddizioni. Teatro di stragi mafiose e avamposto della lotta al sottobosco criminale. Entriamo nel merito della questione in occasione di un appuntamento speciale, in quel di Cinisi, che mai dimenticheremo.

SERVIZIO PRESSO “LA MISSIONE DI SPERANZA E CARITÀ”

frate-biagio-conteVenerdì 19 Agosto, presso la Chiesa Cristiana Avventista di Palermo, riceviamo la visita di Fratel Biagio Conte. Palermitano, classe ’63, è un missionario laico che ha fondato la “Missione di Speranza e Carità”, per far fronte al tragico degrado della sua città natale. Ancor prima dei contenuti, ci colpisce l’involucro di questo simpatico barbuto, che stringe al suo lungo saio verdone, il cadeau di Adra Italia, una bianca t-shirt su cui spicca la frase “dare una mano colora la vita”. Speculare allo slogan, quest’uomo non solo ha sostenuto con mani e sudore della fronte la causa degli emarginati. Ha altresì ridipinto la sua giovinezza sorretta da una bambagia sterile, dei nuovi colori della fede in Gesù. Ci parla dell’edonismo anni ’80, della sua compagnia di amici perennemente alla ricerca del vestito griffato, e poi della perdita di senso, osservando i clochard avvolti nei cartoni della stazione centrale. Ci racconta della sua lunga parentesi da ateo, seguita dalla chiamata risolutiva del Signore. Biagio ci introduce alle attività sociali, nel cuore delle strutture che sovrintende personalmente e che alcuni anni fa ha riscattato da vecchie costruzioni in disuso. L’Africa è qui in Italia, e noi volontari non possiamo che constatarlo de visu. Dal 22 al 26 agosto, bardati di maglietta serigrafata “Voglia d’amare- Palermo 2016”, ci dividiamo nei consueti 4 gruppi. “La Cittadella del Povero e della Speranza” è un ampio complesso di edifici nato nel febbraio 2002 dalle macerie dell’ex caserma dell’aeronautica. Grazie alle sovvenzioni di privati ed enti pubblici, vi troviamo la lavanderia, la falegnameria e i forni per la panificazione. Veniamo coadiuvati da Fratel Luciano Cagnina. Mondiamo le verdure nella capiente cucina e distribuiamo il pranzo a 500 immigrati. Dopo la preghiera del “Padre Nostro” invocata da Fratel Luciano, in nome di una fratellanza sotto la medesima mano di Dio, si comincia. Ciascun operaio, bene integrato in un turn-over lavorativo, ci scorre davanti, come in una simbolica catena di montaggio della fame. Alcuni hanno “tatuaggi sui generis” lungo gli zigomi, punti di sutura che rimandano sicuramente a una brutta vicenda. Tra una mestolata e un cambio di vassoio, proviamo a chiedere da quale nazione provengano, ma la risposta è quasi sempre evasiva. Altri, con piglio concitato, indicano di riempire oltremodo la gavetta. Chinare il capo per impiattare gli spaghetti o le melanzane di contorno, vuol dire rinunciare alla profondità dei loro occhi. Significa perdere un gesto di gratitudine oppure ignorare ciò che in quel momento pensano delle nostre candide divise, dopo una mattinata lercia tra mattoni e cemento.

“Villa Florio”, è la proprietà terriera che fornisce frutta e verdura alla Cittadella, e non solo. Qui effettuiamo il recupero degli scarti del legno e dei telai delle finestre, il disboscamento del terreno attorno agli aranci e lo sgombro della zona dai sacchi di concime inutilizzato. “La Casa delle Donne”, è un istituto satellite alla Missione, con cento posti letto. Le nostre ragazze hanno il compito di supportare le suore nella gestione dei bimbi stranieri e delle loro madri, generalmente donne sole, senza una parentela su cui contare.

La Casa di Tutte le Genti

Il planning prevede la preparazione dei pomodori da conserva e laboratori di lavorazione del pongo per i più piccini. L’associazione “La Casa di Tutte le Genti”, non è compresa nel progetto di Fratel Biagio. È un asilo in funzione dal 2006, gestito da volontari, a cui molte mamme lavoratrici affidano i loro bambini. Organizziamo match di calcio con i maschietti e coreografiamo dei simpatici BANS per le femminucce: “Ci siamo trovati dinanzi a dei bimbi diffidenti che si sono aperti a piccoli step. Mi chiamavano ‘Ignazio’ il primo giorno, poi sono passati al confidenziale “Igny” già il mattino seguente”, chiosa il Direttore G.A. Ignazio Barbuscia Jr.

A CASA DI PEPPINO IMPASTATO

Il pomeriggio di Sabato 20 agosto è uno dei più afosi, ma la canicola non è un deterrente efficace. Saliamo ugualmente a bordo dei nostri mezzi e raggiungiamo Corso Umberto 220, a Cinisi. Un indirizzo ridondante, poiché ad aspettarci c’è il Dottor Giovanni Impastato, fratello minore del più tristemente noto Peppino. Giuseppe Impastato era un giornalista. E’ stato ucciso quasi 40 anni fa da Cosa Nostra. La sua famiglia d’origine era affiliata alla criminalità organizzata del posto. Tuttavia, questo ragazzo esemplare si è da sempre smarcato dagli agi familiari, per crearsi un humus di trasparenza attorno al proprio contesto abitativo. Tra le innumerevoli iniziative, nel 1977 realizza Radio Aut, emittente locale che denuncia l’opacità di alcuni nomi “intoccabili”, servendosi della satira e della controinformazione libera dai condizionamenti dei partiti. Viene assassinato il 9 maggio 1978, il suo corpo è dilaniato da una scarica di tritolo posta sulla linea ferrata Palermo-Trapani. Una evidente messa in scena, per depistare l’opinione pubblica e incanalarla verso la tesi del suicidio.

Casa memoria Peppino Impastato
Casa Memoria Peppino Impastato

Giovanni è oggi un uomo di 62 anni, ancora provato dal lutto. Ci accoglie in questa casa a due piani diventata “Casa Memoria Impastato”, un museo dove gli arredi, la chitarra accanto al letto e i dischi di Fabrizio De Andrè, ci parlano ancora di un trentenne libero che odiava il sistema clientelare. Il murales dell’atrio ritrae invece Felicia Bartolotta, l’anziana madre, impegnata sino alla fine dei suoi giorni a smascherare i responsabili della morte del figlio. Facciamo ingresso nel corridoio principale, e inauguriamo l’incontro con grande pathos emotivo. Dice Giovanni ai microfoni dei nostri smartphone: “Vi ringrazio per essere venuti. Queste visite rappresentano per noi degli attestati di solidarietà che ci spingono ad andare avanti e a conservare una memoria storica. Questa casa è visitata ogni anno da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, non solo per la figura di mio fratello, ma in nome di un futuro che deve essere ancorato agli avvenimenti passati. Mio fratello è stato un elemento originale del movimento antimafia. Non era un poliziotto, né un carabiniere, né un magistrato. Era un uomo libero, addirittura figlio di un mafioso…”.

Percorriamo poi l’itinerario ben rivangato dalla pellicola del 2000 “I cento passi”, del regista Marco Tullio Giordana. Il titolo allude alla distanza che separa Casa Impastato, da quella del mandante dell’omicidio di Peppino, Gaetano “Tano” Badalamenti. Una tappa dal valore sinistramente evocativo, divenuta, con grande sollievo, bene confiscato alla mafia e sede di Radio Cento Passi, emittente in forza a Cinisi, che programma musica alternativa e dibattiti di alto spessore critico e civile. Ad maiora, caro Giovanni!

RINGRAZIAMENTI

Grazie di cuore allo staff di questo ennesimo progetto estivo. A Daniele Passaretta, direttore di campo e ospite spirituale. A Elisa Gravante, coordinatrice Adra Italia Onlus. Ad Ignazio Barbuscia, direttore G.A. e agli assistenti del campo, Salvatore Iudicelli, Gabriella Barbuscia e Loide Migliore.

Un ringraziamento particolare alle risorse umane locali: Constantin Dinca, pastore avventista della comunità di Palermo, le straordinarie cuoche di Via Gioacchino di Marzo, lo staff di Rvs-Palermo per l’intervista concessaci, Daniele Cavallo, per il tour artistico nel cuore pulsante del capoluogo siculo. Grazie ad Alessandro Centino, per l’attività di clownterapia presso “La Casa di Tutte le Genti” e a tutto il personale delle strutture con cui abbiamo collaborato! Un grazie speciale all’amico Giovanni Impastato e ad Antonino Tripodo. Un saluto particolare ad Alan Codovilli, che sappiamo esserci stato vicino con grande amicizia.

Un grazie ideale ai suggestivi scorci di Balestrate, Monreale, Isola delle Femmine, Palermo (Palazzo della Zisa), Terrasini, Cefalù, San Vito Lo Capo e Mondello.

Ismaele Di Maggio

Per guardare tutte le foto clicca qui