Lo chiamano “ospedale”………ma è molto di più!

“Ospedale di Songa” natale 1986: …all’improvviso dei pianti mettono fine a questo momento magico di gioia interiore. In un attimo il cuore mi si riempie d’amarezza. All’ospedale ancora un decesso; la malaria ha stroncato una giovane vita: un bambino, l’ennesimo. La madre, tenendolo tra le braccia lo riporta al villaggio distante alcune diecine di km, sotto la pioggia. Impietrito, il mio sguardo si sofferma a guardare inerme quella scena straziante mentre piano piano la donna si allontana fino a scomparire dietro la vegetazione, ma si ode ancora il pianto di dolore, che echeggia sulla missione ancora per un pò, che risuona nelle mie orecchie per qualche tempo, ma che resterà incancellabile nel mio cuore come una stretta. Quella litania dove passa, di villaggio in villaggio, finchè giunge a destinazione è come l’ombra di una nuvola, investe tutti quelli che incontra, raccogliendo timore, partecipazione e solidarietà; tutti partecipano al dolore e alla litania, inesorabile annuncia la morte, che una giovane vita è stata stroncata, ricorda alle mamme che intimorite stringono a se i loro piccoli, che prima o poi potrebbe essere il loro turno. (tratto dal diario di Matteo Calà “Sotto un’altra luna”, Reach Italia)

Nel 2008 sono ritornato in Congo per aiutare “l’Ospedale di Songa”, è così che la popolazione chiama questo presidio ospedaliero di savana che in maniera disperata e con i pochi mezzi che ha a disposizione cerca di salvare vite umane: senza luce, senza acqua corrente, senza strumenti di diagnostica, il dottore solo dai sintomi deve fare la diagnosi; senza farmaci, con le bici bisogna andare nella cittadina a comprarli a 90 km. Senza generatore elettrico, indispensabile per gli interventi chirurgici ed i parti cesarei notturni nella sala operatoria, eseguiti con l’ausilio delle torce, dove si può notare la presenza non rara dei gechi. Però ci sono i letti, ma senza materassi nè lenzuola nè coperte, e gli infermieri, capaci all’occorrenza di svolgere compiti chirurgici, ma da mesi non ricevono gli stipendi (un dollaro al giorno).

Da allora alcune cose sono cambiate, alcuni piccoli miracoli si sono realizzati grazie all’opera di “Una stella per Songa”. Fino ad ora le moto che avevamo comprato hanno fatto da ambulanza portando i malati, i bambini malnutriti, le donne in procinto di partorire con complicanze da parto da distanze fino ad oltre 60 km per quelle piste dissestate nella savana. Ma ora “all’ospedale di Songa” è arrivata “l’ambulanza” così la chiamano (in pratica un’auto fuoristrada) grazie alla collaborazione di Adra Italia e del libro “Una settimana con Gesù” di Angelo Orsucci edito da Reach Italia e di singoli donatori.

A vedere la foto dell’auto a Songa mi sono commosso, è stato come aver ricevuto un immenso e inaspettato dono personale. La stessa gioia la popolazione l’ha manifestata con canti e danze come un dono arrivato per ognuno di loro singolarmente. Ci scrivono da Songa: anche le pietre hanno lodato Dio. È così che ogni progetto che abbiamo realizzato per “l’ospedale” è stato vissuto dalla gente, ne va di mezzo la loro sopravvivenza; i più festosi sono stati i bambini, hanno una consapevolezza della vita, della malattia e della morte che dovrebbe essere solo degli adulti non della loro giovane e spensierata età. È stato chiesto ad un bambino del Congo cos’è l’amore: l’amore? È quando tuo fratello sta male e tu gli vai a comprare le medicine.
Lo chiamano “ospedale” ma è molto di più: una speranza di vita un’ancora di salvezza uno spiraglio di luce per la grande comunità della savana. È il cuore pulsante che tiene in vita Songa e i villaggi che la circondano; è speranza, quella speranza che era stata sostituita dalla disperazione quando rischiava di chiudere. È la gioia degli adulti nel vedere che da molto lontano qualcuno condivide le loro difficoltà e si preoccupa della sorte dei loro piccoli “tu sei uno di noi” mi hanno detto; è il sorriso dei più piccoli che sanno di essere al sicuro. È per tutti noi che abbiamo collaborato alla realizzazione, Amore, quello che ci abbiamo messo affinché tutto questo divenisse realtà concreta.

            

Un immenso grazie a tutti quelli che ci aiutano in quest’opera.
“Gloria a Dio nell’alto dei cieli pace in terra agli uomini di buona volontà”

# Il nostro prossimo obiettivo la radiologia

                                                                                                                         Matteo Calà

(responsabile del progetto “Una stella per Songa” della Reach Italia)