Aspettando la Namibia, Jessica e Pierpaolo si raccontano

Nel 2012 è iniziata la collaborazione di ADRA Italia al progetto “Una scuola, una famiglia” in Namibia (Africa meridionale). L’obiettivo del progetto è quello di migliorare la vita degli studenti della scuola “Mulimi wa Babalela” nell’ambito scolastico, sanitario e alimentare. All’interno della struttura, oltre alle classi, sono presenti un presidio sanitario, due dormitori, una sala mensa ed un parco giochi per i momenti ricreativi: insieme all’importante, e non scontata, possibilità di studiare, i bambini imparano a saper curare il proprio corpo e ricevono tutti quei principi educativi utili a renderli nel futuro delle persone oneste e integre.

Per maggiori informazioni sul progetto “Una scuola, una famiglia” clicca qui.

Jessica Cavalieri e Pier Paolo Mozzoni, due ragazzi italiani, hanno deciso di donare 3 mesi della loro vita per volare in Namibia e diventare volontari del progetto “Una scuola, una famiglia”. Li abbiamo intervistati a due mesi dalla partenza, prevista per fine agosto 2016, ecco cosa ci hanno detto:

  • Come ti chiami, quanti anni hai e cosa fai nella vita?

Jessica: “Mi chiamo Jessica, ho 23 anni e nella vita faccio la studentessa di medicina.”

Pier Paolo: “Mi chiamo Pier Paolo, ho 20 anni e sono uno studente, proprio in questi giorni sto sostenendo l’esame di maturità. Sono un appassionato di sport, nella vita ho sempre dedicato molto tempo all’attività sportiva che mi ha insegnato molte cose. Sono figlio di genitori originari dall’argentina in Italia molti anni fa. Fino ad ora ho viaggiato molto, ho visitato tanti paesi e imparato molto dalle persone.”

  • Hai già collaborato con altri progetti di ADRA Italia?

Jessica: “Non ho mai collaborato con altri progetti di ADRA Italia.”

Pier Paolo: “Negli ultimi anni ho collaborato per progetti ADRA come il banco alimentare, insieme agli amici scout passando tempo insieme, divertendoci e facendo qualcosa di  essenziale, perché donare a coloro che necessitano è fare un’opera di bene. Sono molte le famiglie che si trovano in situazioni di precarietà economica e sociale.”

  • Perché hai deciso di donare tre mesi della tua vita per lavorare come volontario presso il progetto “Una scuola, una famiglia” di ADRA Italia in Namibia? Cosa ti aspetti da questa esperienza?

Jessica: “Questi 3 mesi della mia vita che ho deciso di donare al volontariato sono la realizzazione di un sogno di vecchia data, ma sempre vivido nei miei pensieri. Grazie ad esperienze di volontariato con altre associazioni, ho potuto apprezzare davvero il ruolo del volontario come figura preziosa e importante all’interno di strutture il cui scopo è rivolto al benessere del prossimo, all’accoglienza, alla comunione e molto altro. Sono profondamente convinta che non potrei usare il mio tempo in modo migliore e al di là delle mie sognanti aspettative sono sicura che sarà una grande occasione di crescita personale e spirituale. Spero di poter essere per il progetto “Una scuola, una famiglia” un aiuto prezioso, così come è per me preziosa questa opportunità di esserci e di servire.”

Pier Paolo: “Quando ho sentito parlare del progetto che ADRA Italia faceva in Namibia, ho capito subito che avrei dovuto partecipare. Ho deciso di donare tre mesi della mia vita per lavorare come volontario, per provare un’esperienza diversa da quelle di tutti i giorni, per tornare a capire l’importanza di aiutare qualcuno, di mettersi a disposizione per gli altri, è una cosa che ultimamente gli adolescenti fanno hanno lasciato da parte, cercano di godersi appieno la propria giovinezza, lasciando stare i problemi della gente. Invece io mi sento il dovere di donare me stesso per quest’opera che so, mi insegnerà moltissimo, magari avrò l’opportunità di instaurare grandi amicizie che mi porterò dietro per tutta la vita. Ciò che mi aspetto da questa esperienza è di imparare tanto, conoscere il posto, immergermi in una cultura differente, spero possa aprirmi la mente e magari dirmi qualcosa sul mio futuro che sta incominciando a formarsi in questo momento. Mi aspetto di trovare dei bambini che forse hanno vissuto momenti difficili ma che ora, grazie a questo splendido progetto hanno l’opportunità di dare una svolta alla loro vita, una speranza che grazie anche all’aiuto del signore possano crescere imparando e ricevendo tutti quei principi educativi utili a renderli nel futuro delle persone oneste e integre.”

  • Quali pensi che saranno le maggiori difficoltà che incontrerai?

Jessica: “Essendo 3 mesi un periodo abbastanza lungo sicuramente la nostalgia dei miei cari e dei miei amici si farà sentire, inoltre, non essendo mai stata in un paese straniero dove la mia unica possibilità di comunicazione è attraverso una lingua straniera sono un po’ preoccupata per l’impatto inziale, ma spero di riuscire ad adattarmi in breve tempo e ad integrarmi nel luogo e con i bambini, al meglio!”

Pier Paolo: “Essendo abituato a viaggiare spesso non credo che la lontananza da casa possa crearmi dei problemi, ciò che più mi mette alla prova è l’esperienza di lavoro in un nuovo ambiente, diverso da quello di tutti i giorni. Ciò che mi conforta è sapere che al mio fianco ci sarà il Signore che mi incoraggerà e mi darà forza nei momenti più difficili.”

  • Pensi che sarà difficile l’adattamento alla vita africana così diversa dalla nostra?

Jessica: “Abituarsi a temperature, orari e stili di vita così diversi da ciò a cui sono abituata sarà sicuramente una sfida. Mi sento però molto ottimista a riguardo e anche piuttosto impaziente! Sono sicura che le difficoltà non mancheranno, così come non mancano nella vita, più in generale e sono altrettanto sicura che è proprio da queste che possiamo prendere spunto per riflettere e crescere, magari cambiare punto di vista e rendere un po’ più “completa” la nostra gioventù.”

Pier Paolo: “L’ambiente in cui viviamo, ci porta sempre di più a mettere da parte i problemi degli altri e concentrarsi solo su se stessi e come dare immagine di se stessi nel migliore dei modi anche tramite i social network. Sicuramente sarà un cambio decisivo nello mio stile di vita, in meglio, perché potrò rendermi conto del vero valore delle piccole cose, della vita. Le persone devono viaggiare per poter capire se stessi, i propri limiti, le proprie capacità, insomma mettersi alla prova tutti i giorni.”

BUON VIAGGIO RAGAZZI!