Incontri in mezzo alla campagna in una giornata piacevole e con un bel sole, fanno parte del vissuto del progetto "Lavoriamo terre migranti". Il 24 maggio, alcuni dei ragazzi hanno lavorato per installare il sistema di irrigazione. Il rotolo con il tubo flessibile gira lentamente sostenuto da uno di loro, mentre l’altro ragazzo percorre la fila accanto alle piccole piante recentemente coltivate. Il contatto con la terra, il paesaggio collinare in lontananza sembrano raccontare una bella storia. L'esperienza di "borsa-lavoro" che vivono i ragazzi li coinvolge in un contesto di accoglienza, di fratellanza, di diversità. Gli da l'opportunità di esplorare nuove attività, di scoprire altre competenze, di integrarsi con altre realtà. Ascolto la storia di uno di loro che mi dice è partito lasciando la sua famiglia con tre figli che non vede da tanto tempo. Quanti sacrifici, sofferenze e distanze messi in gioco, quanti giorni di nostalgia senza sapere se finiranno! E' in questo contesto che sento un sapore agrodolce. Comunque il loro sguardo rimane proiettato verso il futuro: “Voglio imparare l’italiano” mi ha detto, “in Ghana ho conosciuto un italiano che ha imparato la mia lingua”.