I media si occupano forse di altri temi d’attualità ma i profughi continuano a salire su quei barconi spesso pericolosi e mortali che attraversano il Mediterraneo. Continuano a lottare nel tentativo di sfuggire a una vita di disperazione.
Ma spesso chi fugge si scontra con le definizioni di chi si trova dall’altra parte del mare: immigrato, rifugiato, clandestino…
Chi si occupa di loro però non riesce a fermarsi ad un semplice aggettivo per qualificare il valore di una persona:
Eppure basterebbe ascoltare le loro storie. Non credi? Dave è arrivato in Italia, da cosa scappava?
Dave, era arrivato in Libia dopo aver lasciato in Ghana una fattoria non sufficientemente grande da assicurargli da vivere. In Libia aveva lavorato come muratore e le cose andavano bene fino a quando non era scoppiata la guerra civile e tutto era precipitato.
Era stato preso di mira e minacciato persino da bambini.
Alcuni adolescenti lo avevano preso di mira e gli lanciavano contro dei bastoni di legno pieni di chiodi e se non fosse stato per il buon cuore di un libico sarebbe morto. Non si sentiva più al sicuro ma non poteva tornare a casa.
Come poterne uscire?
Era del tutto consapevole dei rischi che si corrono salendo su uno di quei barconi stipati di esseri umani e poi spinti in mare e lasciati alla deriva , ma anche così era la sua unica occasione. Ci aveva provato due volte. La prima volta era rimasto in mare cinque giorni senza acqua né cibo e poi il barcone con 200 passeggeri aveva fatto rotta di nuovo verso la Libia infrangendosi sulla riva. Durante quei terribili momenti gli altri passeggeri lo chiamavano “padre” perché lui pregava con loro e li incoraggiava.
Scommettereste sul futuro (di Dave)?
Attualmente Dave si trova a Castel Volturno (una cittadina a circa 35 km a nordovest di Napoli) e collabora con ADRA Italia nel progetto agricolo Lavoriamo terre migranti, e si sta formando sia nel lavoro agricolo che nella gestione del personale.
E’ diventato anche un responsabile della chiesa Avventista locale molto attivo; aiuta i nuovi arrivati, prega con loro e li sostiene. La sua famiglia vive ancora nel Ghana e lui lavora quanto più possibile per aiutarli.
Malgrado Castel Volturno abbia problemi di povertà, abusivismo e criminalità, i membri della chiesa avventista accolgono a braccia aperte i migranti che hanno affrontato i pericoli di una traversata dalla Libia all’Italia, e che qui cercano di costruirsi un futuro migliore lontano dagli orrori del passato.
Il progetto “Lavoriamo Terre Migranti“:
Una risposta di ADRA alle speranze di chi speranze non ne aveva. Siamo partiti con 8 borse lavoro, un’occasione pulita per 8 di loro che sono sopravvissuti a troppo, che vogliono onorare le loro vite (e il paese che gli accoglie) con l’onesta e la legalità. Con il tuo aiuto possiamo fare di più: leggi il progetto.
Ma le storie di Castel Volturno sono innumerevoli, continua a leggere…