“Integrazione” è forse tra le parole più pronunciate negli ultimi anni quando si parla dei problemi della nostra società occidentale, soprattutto italiana. Ognuno la declina a suo modo. Per qualcuno vuol dire che tra le mura di casa puoi rispettare le tue tradizioni, le tue usanze, il tuo modo di vivere, ma fuori… se vuoi vivere qui… devi essere come me; per altri invece vuol dire che anche se non sei come me, non bisogna emarginarti ma in qualche modo coinvolgerti nella vita comunitaria; e così via, secondo il grado di apertura all’altro che ognuno ha maturato.
Per noi della sede ADRA di Palermo integrazione vuol dire che sei già come me, a prescindere dalla tua lingua, cultura, religione, sesso, età… e se sei come me hai i miei stessi diritti, i miei stessi bisogni, il mio stesso anelito alla felicità. Tra un principio e la sua reale applicazione spesso c’è grande distanza, ed è per questo che la nostra associazione lavora quotidianamente perché ciò in cui crediamo possa concretizzarsi.
Con il progetto “E…stiamo insieme”, campo estivo rivolto a ragazzi e bambini dagli 0 ai 13 anni, cerchiamo di farlo seguendo due direttrici. La prima è quella di offrire alle famiglie a basso reddito e prive di una rete familiare, come spesso sono quelle di origine straniere, un aiuto nell’accudimento dei figli durante le vacanze estive. La seconda è rivolta direttamente ai ragazzi, ai quali insegniamo i valori dell’uguaglianza, della comprensione, della sincerità e soprattutto la necessità di capire e lasciarsi capire come mezzo privilegiato per un’integrazione vera.
In questo lavoro ci scontriamo a volte contro muri ideologici che la nostra società silenziosamente ma inesorabilmente ha eretto anche nella mente dei bambini. Ci è capitato, per esempio, durante un dialogo sui progetti per il futuro e i sogni personali, di imbatterci nella domanda di un bambino di origini africane di nove anni,che da grande voleva fare il cameriere e che, sollecitato da una nostra volontaria ad aspirare a progetti più impegnativi ma più soddisfacenti, ci ha chiesto pieno di stupore se in Italia anche un “nero” potesse fare il medico.
Per noi integrazione non vuol dire frequentare le stesse scuole anche se diversi; per noi vuol dire che tutti dobbiamo avere le stesse opportunità perché siamo uguali.
Daniele Cavallo
Referente ADRA Palermo