LA CLASSE K

ADRA Italia insieme all’associazione Universo Integrato da circa 4 anni presenta nelle scuole un percorso di integrazione culturale; anche quest’anno l’esperienza si ripete. Di seguito Silvana Celima, collaboratrice di Universo Integrato ci racconta alcuni momenti vissuti nelle scuole.

Quando arriviamo nelle scuole  Felix ed io veniamo osservati con stupore e curiosità. Dopo un po’, quando Felix parla del suo passato pesante e doloroso trasformato poi nel progetto di “Addestramento alla Pace”, ovvero un allenamento quotidiano al perdono, alla trasformazione del male in bene, all’individuazione e prevenzione di conflitti piccoli e grandi, avverto una sorta di gelo che si scioglie piano e diventa abbraccio.

Non è un caso che, alla fine di ogni incontro, sono tanti i ragazzi che si avvicinano per salutare e ringraziare e finiscono per abbracciarlo. Certo non tutti. Non si può piacere a tutti. Ci rendiamo conto, proprio da quelle domande retoriche e fuori luogo, che la nostra presenza lì, è necessaria. Il razzismo è diffuso a tutti i livelli e tra gli educatori ci fa molta paura: in televisione i ragazzi ascoltano le notizie, distorte ad arte per creare tensione e consenso elettorale, a casa i genitori ripetono la litania del “stiamo male noi, cosa vengono a fare”.

A scuola non gli viene spiegata che la nostra storia, la storia di tutti gli italiani è una storia di emigrazione antica e che fuori dai nostri confini ci sono 60 milioni di italiani, italiani come noi. Ecco allora, una delle esperienze più significative: tenevamo tantissimo a visitare una scuola, poiché è frequentata dai ragazzi stranieri minorenni ospiti dei centri di accoglienza, ma quando arriviamo scopriamo che i ragazzi africani sono lontani dalla scuola, fuori dal cortile, in una classe tutta sola, in un recinto, la classe K, ad almeno cento metri da tutte le altre classi.

La classe K, immagino, per i ragazzi che la frequentano sia  una montagna altissima da scalare, con difficoltà che non si aspettavano. La prima, forse, sentirsi ed essere trattati come diversi. Ma diversi da chi?

Mettiamo insieme la classe K, con le classi E, F, G e come per magia, alle parole di Felix, che racconta la sua storia di sofferenza e speranza, i ragazzi delle classi K, E, F, G iniziano a scambiarsi braccialetti, numeri di telefono, sguardi, qualche sorriso. C’è una persona, però, che sorride più di tutti: è la Prof. che si è battuta contro l’esistenza di una classe K, fuori dal cortile della scuola e ci ringrazia, perché per lei questo è un miracolo.

Il miracolo sono le buone parole, che, con i buoni pensieri, aiutano ad aprire le braccia a chi, da oggi, è un po’ meno solo e forse trova il coraggio di scendere dall’altissimo e impervio K che gli è capitato.

Silvana Celima

Ass. Universo Integrato