Occhi spenti, rughe profonde, unghie rotte: sono solo alcuni dei dettagli che si colgono quando si incontrano le persone che a Milano vivono in situazioni meno fortunate di noi e a cui, con cadenza settimanale, cerchiamo di offrire un panino, del te’ caldo e della biancheria intima.
Come volontari del coordinamento di Adra Milano, abbiamo iniziato il Progetto “senzatetto” nel 2015, percorrendo i portici del centro spinti dalla voglia di fornire un supporto concreto a quelle persone che necessitano di un aiuto. Abbiamo incontrato visi di nazionalità diverse, ognuno con una differente storia da raccontare. In particolare non potremo dimenticare l’incontro con un uomo che, nonostante vivesse in una casa fatta solo di cartoni per ripararsi dal freddo, cercasse e a modo suo ci riuscisse, di mantenersi ordinato, quasi a voler nascondere la sua condizione attuale di bisogno.
Un’altra esperienza significativa è stata quando una sera alla domanda “Buonasera, desidera un panino ed un the caldo?” abbiamo ricevuto, invece delle consuete risposte affermative, una risposta quasi spiazzante seppur nella sua semplicità, rappresentativa della situazione che queste persone vivono giornalmente, ma che ci ha messo nella condizione di riflettere sull’entità del nostro reale aiuto.
“Cosa pensate di fare con quei panini? Di risolvermi i problemi?”. A rispondere così un ex carcerato con tanta voglia di ricominciare a vivere e a lavorare, e a cui, una volta uscito dal carcere, non era rimasto niente: nessun affetto, nessun luogo dove posare il capo e nessun supporto per reinserirsi in quella società da cui era stato lontano per tanto, troppo tempo. Non aveva dove potersi lavare, radersi la barba, avere vestiti puliti, per rendersi presentabile ad un possibile colloquio di lavoro.
Quella sera eravamo usciti con più te’ del solito, con più panini del solito, con più vestiti del solito, illusi che il nostro servizio avrebbe soddisfatto, seppur non nella totalità, i bisogni primari delle persone che incrociavamo.
Ormai sono passati due anni, e quei panini, quel te’ e quella biancheria non bastano ancora.
Dopo due anni non abbiamo cambiato la loro la vita, così siamo arrivati a domandarci quale fosse il vero aiuto donato: forse non quello materiale, ma, con la scusa del panino, l’incontro con i loro sguardi, l’ascolto delle loro parole, l’essere partecipi dei loro racconti e delle loro vite, ridando loro quell’importanza e valore in una città che troppo spesso dimentica di volgere lo sguardo verso il basso.
Angie Alejandra Acevedo Clavijo/ Dario Gentile