L’attività settimanale per i “Senza tetto” a Napoli nasce da una collaborazione tra varie associazioni, che lavorando insieme cercano di essere d’aiuto e di sostegno per i senzatetto della città. Ogni mercoledì ADRA porta del cibo a circa una quarantina di senzatetto che vivono all’interno del quartiere.
La pastora Lidia Lamontanara responsabile della chiesa avventista di Napoli e collaboratrice della sede locale di ADRA ci racconta una storia di speranza.
Un altro inverno si avvicina, ognuno nelle proprie case trova conforto tra il calore delle mura e il calore delle persone care. Siamo a Napoli, città del sole e del canto, dell’arte e dell’amore, ma anche città di miserie e di vite vissute lungo il ciglio delle strade.
Quando 5 anni fa mi sono trasferita in questa splendida città ho conosciuto il nostro nuovo vicino di casa: Vladimir un uomo “senzatetto” che aveva fatto del marciapiede di fronte alla chiesa la sua casa.
Un uomo dai tratti un po’ burberi e che aveva scelto come amico fidato un cane meticcio di taglia grande. La loro presenza inizialmente mi lasciò perplessa: il timore per l’incolumità dei miei figli e per la condivisione di uno spazio comune non mi lasciavano serena.
I mesi passarono e con Vladimir iniziammo a dialogare in qualche modo, io con i miei timori e lui con un italiano difficile da comprendere e che rivelava la sua provenienza ucraina.
Apprendo presto che già prima del mio arrivo la chiesa ha offerto diverse forme di sostegno, dalla possibilità di lavarsi all’interno dei nostri locali, alla condivisione di cibo caldo in giorno di sabato, e altro con l’attività ADRA.
C’è una famiglia della nostra comunità, sua connazionale, che spesso si intratteneva con lui all’uscita della funzione sabatica e che conosceva bene la sua storia. Non passò molto tempo che scoprì diverse cose di lui: ha una moglie e un figlio nel suo paese e una nipotina che non ha mai conosciuto. Inoltre nella sua città, prima di venire in Italia, era un imprenditore che purtroppo ha conosciuto il fallimento dato dalle difficoltà economiche di un paese in guerra.
Più il tempo passa e più quell’uomo mi fa meno paura, anzi inizio a sentire la sua presenza vicina, come quella di un amico. Con i primi freddi di ogni anno la nostra comunità iniziava ad interrogarsi sul suo futuro e sulla possibilità di ospitarlo nei nostri locali, ma lui rifiutava categoricamente, la sua casa non poteva esser lasciata vuota!!
Tra le tante idee di offrire un aiuto concreto iniziamo ad accarezzare la possibilità che rientri nella sua patria, nella sua casa. Ci mettiamo in contatto con sua moglie e ci rivela che per tutti questi anni ha desiderato il suo ritorno e figlio è disposto a tutto pur di riabbracciare suo padre.
Tutto questo però trova l’ostacolo più arduo in Vladimir che dopo 20 anni vissuti in Italia, su quel marciapiede, non riesce ad immaginare una vita diversa. I suoi “no” categorici ci spingevano ad abbandonare questa possibilità, tutti eravamo scoraggiati tranne uno: il nostro Signore che aveva per lui il desiderio più bello, tornare a rivivere dignitosamente, come lo vorrebbe per tutti i suoi figli.
Pochi mesi fa Vladimir si ammala e deve esser operato. Diverse persone che gli vogliono bene lo aiutano e gli mostrano l’affetto e l’amore inaspettato. Vladimir si commuove, ogni giorno diversi amici gli sono vicini, lo medicano, lo nutrono e per la prima volte, costretto dalle circostanze e dal bisogno di igiene assoluto, inizia a dormire nei locali della nostra chiesa per il periodo della convalescenza. In quelle settimane il suo bisogno di aiuto trova una risposta, l’amore offerto gratuitamente apre uno spiraglio nel suo cuore, abbiamo continuato a proporgli la possibilità di tornare dalla sua famiglia e con grande sorpresa di tutti Vladimir coglie questa possibilità!!
Vladimir oggi è a casa dalla sua famiglia con il suo amato cane. Ci sentiamo per telefono, ci ha tutti nel suo cuore come anche lui è rimasto nel nostro e speriamo nel ritorno del Signore per riabbracciarci nuovamente e chiacchierare delle grandi cose che Dio ha fatto nelle nostre vite.