Rebecca Sandu e Naomi Presutto, due giovani volontarie italiane, hanno trascorso diverse settimane quest’estate in Namibia alla God Cares School.
Il progetto, sostenuto anche da ADRA Italia, offre istruzione e speranza a bambini e ragazzi, trasformando un luogo di apprendimento in una vera e propria famiglia. Quest’anno, grazie alle donazioni di privati e della fondazione “Il sole non tramonta mai”, abbiamo sostenuto un mese di mensa per i 90 ragazzi che frequentano la scuola ogni giorno.
Ecco le loro testimonianze:
Rebecca
“In realtà, la God Cares School è una piccola, grande realtà, una piccola, grande famiglia. perché sin da quando sono arrivata mi sono sentita accolta in questo progetto, parte integrante proprio grazie ai ragazzi, ai bambini, agli altri volontari e missionari che sono qui responsabili. È un bel progetto, una realtà diversa da quella che magari potevo immaginare, che chiunque può immaginare. È un progetto che ha come obiettivo quello di educare – visto che appunto è una scuola – sia i bambini, partendo dai più piccoli di tre anni, fino ai più grandi ragazzi, verso il Signore e verso i principi che potranno poi continuare ad avere nelle loro vite, portando proprio una differenza nella società, nella loro cultura in cui vivono; una realtà che ha tanto potenziale.”
Un momento che mi ha toccato il cuore e che non dimenticherò mai è stato durante la pausa scolastica, mentre ero con i bambini dai tre ai sei anni. Mi sono seduta a terra vicino a loro mentre mangiavano la loro merenda, ognuno con il proprio snack o della frutta. Accanto a me c’era una bambina di quattro anni, molto piccola. Ha tirato fuori la sua merenda: un semplice pezzo di pane. Aveva solo quella fettina. Si è girata verso di me, l’ha piegata e me l’ha offerta. Ho provato a rifiutare, dicendole in inglese: “No, questa è la tua merenda, devi mangiarla tu”. Ma lei insisteva affinché la mangiassi io. Alla fine le ho ridetto: “Mangia tu, è la tua merenda”, e ha capito, iniziando a mangiare la sua fetta di pane.
Ho riflettuto molto su questo fatto, pensando al versetto biblico che dice: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Proprio questo versetto mi ha accompagnato e mi sta accompagnando in questo progetto. Questa bambina voleva darmi l’unica cosa che aveva: la sua semplice fetta di pane. E questo mi ha davvero toccato il cuore.
Naomi
Per me, era un progetto già conosciuto in quanto sono già stata lì due anni fa. Ciò che mi ha spinto a tornare è stata sicuramente la voglia di servire Dio, ma anche, ovviamente, quella di rivedere tutti i ragazzi e i bambini che erano lì e con cui ormai ho un legame molto forte. La realtà della God Cares School è una realtà semplice e sicuramente differente dalla nostra. Allo stesso tempo, però, è un posto in cui i bambini e chiunque ci viva si accontentano dell’essenziale. Nonostante questo, hanno tutto ciò che serve, sono felici e sono circondati dall’amore. È lo stesso amore che poi anche loro riescono a trasmettere a chi va lì come volontario e a chiunque visiti la scuola.
Una cosa che ho imparato sui bambini di quella scuola è che non hanno bisogno di grandi cose né di fare chissà cosa. Spesso cercano solamente una figura che sia lì con loro, qualcuno che gli faccia compagnia, perché a volte nelle famiglie questo viene un po’ a mancare. Hanno un concetto di famiglia diverso da quello che ci immaginiamo noi qui. È bello vedere come si accontentano e come sono davvero felici anche solo se sei lì con loro.
Il momento che mi ha toccato è stato quando una ragazza della mia età mi ha detto che le sarebbe sempre piaciuto correre in una squadra, ma purtroppo non ha mai avuto la possibilità. Me lo diceva con un sorriso stampato in faccia, come a dire: “Non ho potuto farlo, ma sono comunque felice di quello che ho”. Questo dimostra quanto noi siamo fortunati ad avere tante possibilità, ma non sempre ce ne rendiamo conto.
Rebecca conclude indicando che i bisogni più significativi per la God Cares School sono i sostegni economici per il cibo e il materiale scolastico dei ragazzi, ma anche per la manutenzione della struttura. “Penso sia importante anche sostenere la scuola da un punto di vista umano, con i volontari. È una responsabilità e un impegno di cui farsi carico, se si decide di andare in Namibia a visitare il progetto, perché si entra a far parte di una realtà che ha bisogno di un aiuto attivo e concreto”. Per questo, incoraggio le persone a mettersi in gioco. E, nel caso, di farlo con tutto il cuore, ricordandosi sempre del versetto: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. È stata davvero una grande benedizione.
Ascolta l’intervista RVS a Rebecca: https://hopemedia.it/adra-italia-news-in-namibia-per-god-cares-school/