La poesia dell’integrazione – una studentessa scrive

Chiara, studentessa 3 liceo classico liceo “F. Juvarra” di Venaria, scrive a caldo dopo l’incontro promosso da ADRA Italia e dall’Associazione Universo Integrato:

Il 19 marzo 2015 nel nostro liceo si è parlato di integrazione in modo nuovo ed efficace. Se la situazione nazionale non è incoraggiante, a scuola si possono ribaltare le cose. Bastano un pubblico di studenti esigenti cui è stata promessa un’esperienza indimenticabile e un uomo carismatico ,capace di arrivare al cuore delle persone senza paura di svelare la propria sensibilità ,con una storia appassionante e piena di speranza. Dal Togo all’ Italia senza permesso di soggiorno, Felix Adado ha reagito allo sfruttamento, intraprendendo il lungo cammino della  regolarizzazione, studiando nel frattempo la nostra lingua con tanta dedizione da diventare mediatore culturale e diffondendo con le sue poesie la cultura dell’integrazione e della non-discriminazione.

Sono più di 5 milioni e 73 mila gli stranieri residenti in Italia ,circa l’8,3 % della popolazione totale. Alcuni scelgono il nostro paese in cerca di occupazione, altri vi arrivano come richiedenti asilo, per fuggire da guerre e persecuzioni e ,mentre cercano di raggiungere la loro vera destinazione ,rimangono intrappolati nelle spire della burocrazia. In ogni caso, che la loro permanenza sia più o meno duratura, la qualificazione di “straniero” diventa spesso un’opprimente etichetta a causa dell’incapacità nostra  di accettare la diversità,  poiché comporterebbe  la messa in discussione delle proprie certezze prefabbricate.

Il sospetto degli Italiani nei confronti degli stranieri è legato essenzialmente a due motivi: primo, gli immigrati ruberebbero il lavoro, da escludere non solo perché sono occupati in settori  fragili -agricoltura ,edilizia, assistenza sanitaria- difficilmente destinati a diventare professionalità qualificate, per giunta sfruttati e sottopagati ,ma anche perché la crisi ha colpito altrettanto duramente anche quelle categorie; secondo, gli immigrati costerebbero troppo allo stato. In realtà meno del 3% del fondo nazionale viene speso per loro, una cifra troppo esigua e, per di più, spesa male, basti pensare ai corsi di formazione linguistica offerti: il monte ore nettamente inferiore rispetto alla media europea è insufficiente a raggiungere il livello di conoscenza richiesto per avere un permesso di soggiorno (rapporto OCSE: l’ integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia).

E, come dimostra l’esperienza di Felix, la padronanza della lingua  può davvero fare la differenza nella vita di un immigrato, a lui è servita per non finire in giri loschi e vivere in prima persona la nuova realtà in cui si stava inserendo, per questo il suo prezioso monito prima di salutarci è stato quello di insegnare la lingua  al prossimo straniero che avremmo incontrato, fornendogli questo strumento essenziale come primo passo di un piano “anti-discriminazione”.

Dovremmo tutti seguire l’esempio di Nausicaa, personaggio dell’Odissea di Omero, ovvero fermarci di fronte allo straniero e avere il coraggio di relazionarci con il diverso. E’ vero, tutti veniamo da “Zeus” o ,che dir si voglia ,da un comune seme del genere umano, ma ognuno di noi è diverso, ed è nel rispetto e nell’apprezzamento di questa diversità il segreto dell’integrazione.