Olbia d’Amare 2014: racconti di un volontario

“MISSION IS …POSSIBLE!” – Campo di volontariato pro Sardegna alluvionata, Olbia 1-10 agosto 2014. Il nostro diario.

In principio è una drammatica notizia del 18 novembre 2013. Il ciclone Cleopatra mette in ginocchio l’’intera Sardegna. L’’alluvione colpisce soprattutto la zona di Olbia, risucchiando a sé cose e persone. Come è ovvio, nasce anche in seno alla nostra comunità la voglia di aiutare. In primis a distanza, attraverso il contributo dei donatori, di ADRA Italia e l’’Otto per Mille della Chiesa Avventista, per un totale di 10 mila euro, destinati per l’’acquisto degli arredi del’l’asilo nido di via Lupacciolu, ad Olbia.

Poi, la smania di essere lì sul luogo, diventa sempre più desiderio di staccarsi “dal continente” per mettere piede su una terra provata ma per nulla doma. Un’’isola che ha dato i natali a personaggi di alta levatura politica come Enrico Berlinguer; artisti dall’’inconfondibile timbro come Andrea Parodi, cantante solista dei Tazenda; atleti di grande valore calcistico, uno fra tutti l’’ex attaccante e allenatore Gianfranco Zola.

ADRA Italia, per natura e missione, ha voluto dare voce “agli altri”, le vittime, le famiglie colpite che non avranno mai un nome su Wikipedia. Dapprima con i sopralluoghi mirati dello staff, poi con l’’avvio vero e proprio del campo di volontariato estivo. Siamo in 26 a rispondere all’’appello. Rappresentiamo tutto lo stivale: Torino, Trieste, Bergamo, Jesi, Roma, Bari, Potenza, Lentini, Palermo, Cagliari. Siamo una brezza sottile che si insinua nel cuore pulsante del popolo sardo, siamo il vento opposto a quel “Cleopatra” che ha causato lo sfollamento dalle proprie abitazioni di 2700 cittadini, lo straripamento di canali e fiumi, distrutto campagne con i suoi oltre 450 mm di pioggia in poche ore. Dispensiamo sorrisi e mani operose laddove, nell’’inverno precedente, c’era pianto, morte e distruzione.

Il nostro quartier generale è la palestra del PalaDejana. Dormiamo in brandine e sacchi a pelo, col planning ben chiaro in testa. La filosofia del campo è meditazione e volontariato il mattino, vacanza per i lidi turchesi della Costa Smeralda, il pomeriggio. Con qualche eccezione sulla tabella di marcia, come gli ardui match di calcetto e pallavolo tra gli spalti afosi della palestra. E poi la spedizione ecologista sulla riserva marina dell’’isola di Tavolara, di cui parleremo a breve. Gli obiettivi olbiensi a cui dedicheremo un po’ ’del nostro tempo saranno delle strutture che il maestro Marcello D’’Orta definirebbe “sgarruppate” (fatiscenti), termine partenopeo che rende bene il senso dello stato precario delle costruzioni, piuttosto abusato nel suo celeberrimo bestseller ““Io speriamo che me la cavo””. Nello specifico: una scuola, un centro di salute mentale e due appartamenti. Mattoni che rimandano simbolicamente alle tre categorie di persone più vulnerabili a questo mondo: i bambini, i disabili e gli anziani.

Noi? Noi speriamo che ce la caviamo…

4, 5, 7 agosto: dopo avere indossato la divisa, una semplice t-shirt color celeste e lo slogan “Voglia d’amare” sulla schiena, procediamo!

Pulizia locali della Scuola Elementare e dell’infanzia “Maria Rocca”

La parte più numerosa del gruppo si precipita qui. Un edificio sommerso dalla foga dell’’acqua, che sconta l’’errore tipicamente umano di essere stato costruito su un canale tombato. Come cita la saggezza popolare, “il fiume prima o poi riprende il suo corso”, incurante delle variazioni che l’’impresario di turno ha pensato di attuarvi. Così capita. Il 18 novembre lo scroscio della corrente fangosa urla vendetta e investe qualsiasi traccia a misura di bambino. Quando entriamo il colpo d’’occhio ci trasmette disagio e tenerezza. Armadioni, banchi, cattedre, lavandini, water e ogni sorta di suppellettile sono immersi nella melma già sedimentata.

Valutiamo il danno materiale, ma accantoniamo presto il ruolo di periti per riflettere sulla ’ineluttabilità degli eventi sinistri. Che non bussano e non chiedono il permesso né di accadere né di buttare giù la porta. Scaraventando sui pavimenti delle aule sussidiari appiccicati l’’uno all’’altro dalla fanghiglia, banchi e sedie accatastati come se dovessero stare in quella posizione per sempre, in un intervallo eterno dove la campanella della ricreazione tarda a suonare. Abbandonando in un grigiore omogeneo pennarelli multicolore e astucci di ogni forma e marca. Profanando disegni di case con il camino fumante e il solito albero solitario accanto. I bimbi che li hanno realizzati hanno nomi comuni, con qualche variante che ci racconta di integrazione tra “pitzinnos” e figli di extracomunitari. La coppia più nota tra loro fa bella mostra di sé sulla superficie nera di una lavagna. La grafia è della maestra, la frase pregna di tenera speranza è attribuita ai piccoli Nicolas e Francesco: “”Speriamo che io sia promosso””. Sicuramente continueranno il loro corso di studi in altri locali allestiti per l’’emergenza.

Cominciamo l’’operazione di sgombero, pulizia e riordino delle due ali del plesso. Abbiamo scope, stracci, guanti da lavoro per brandire la pesante mobilia del “Rocca”, sistemarla nel cortile esterno, e poi assemblare tutto nuovamente su corridoi e bagni ripuliti con detersivi ad hoc e olio di gomito. Mentre ci mettiamo all’’opera e selezioniamo cosa invece va gettato sul rimorchio, nelle nostre orecchie risuonano i nomi altisonanti che hanno combattuto contro la muffa ben  più subdola dell’’ingiustizia sociale. Personaggi che abbiamo imparato a conoscere durante i momenti di meditazione. Storie che hanno dato un senso in più al nostro apporto solidale, come quelle di Massimiliano Maria Kolbe, Peppino Impastato, Roberto Saviano per citarne alcuni. I quali hanno trasmesso col loro esempio, e ci ispirano ancora, l’’importanza dell’’impegno sociale, del tendere la mano verso l’’altro, l’’amico o lo sconosciuto che incrociamo lungo il nostro itinerario.

Lavori nello spazio esterno del Centro di Salute Mentale e riparazioni presso due  appartamenti

Ci interfacciamo con il direttivo del C.S.M., nella persona del simpatico Andrea, 42 anni e un diploma all’’Accademia delle Belle Arti di Brera. Coordina con entusiasmo i ragazzi del centro diurno, attivo dal lunedì al venerdì. Nei tre giorni di collaborazione con questa famiglia allargata fatta di componenti “speciali”, Andrea diventa anche il nostro punto di riferimento. Ci introduce una gamma variopinta di volti, ognuno con le proprie iniziali ritrosie a rompere il ghiaccio. Poi il gelo si scioglie nell’arco di un nano secondo e si traduce in spirito di iniziativa.

La missione è quella di creare un canale di scolo dell’’acqua lungo il perimetro esterno della struttura; sistemare il magazzino degli utensili; potare la siepe e sgombrare il giardino da sterpaglie, mozziconi di sigarette e carte di merendine. Siamo in 4, più i “rinforzi”. Si chiamano Matteo, devoto al talento dell’’attore Raoul Bova; Sergio, che addolcisce con la sua chitarra (e personalissimi arrangiamenti) i rumori sordi delle nostre zappe. Marco, che tifa Juve e non si capacita del perché un torinese non faccia altrettanto. Paolo, che lavora più di tutti col suo rastrello, incalzato dai consigli inascoltati di Cristina. Sabrina, Barbara e Mark ci abbandonano guardinghi alle nostre magliette sudate per il solleone incessante, ma rendono più sopportabile la fatica con le loro irresistibili chiacchiere. Il medesimo clima gioviale si crea presso le due abitazioni di anziani inquilini, dove tre di noi hanno riparato alcuni arredi.

L’’invasione di Tavolara!

Per raggiungere questa splendida isola, che dalla prospettiva aerea appare come un enorme stivale con il tacco, dobbiamo imbarcarci col battello a Porto San Paolo. Visitiamo ben due volte l’’area marina protetta di Punta Coda Cavallo, il 6 e l’8 agosto, ma non siamo i soliti turisti alla ricerca ossessiva dello scorcio da fotografare o del selfie da inviare a chi è rimasto a casa. Incontriamo invece i responsabili che ci supporteranno nella pulizia della lingua di terra di Spalmatore e nella riparazione del recinto parallelo alla spiaggia.

Ci accolgono la Dott.ssa Spano, assessore all’’ambiente del Comune di Olbia, che informalmente vuole farsi chiamare col proprio nome, Giovanna; il  Dott. Augusto Navone, direttore dell’’area marina e Albert Vezzoni, responsabile della  comunicazione  ambientale.  Con Giovanna  percorriamo  in  lungo e in largo la sabbia che andremo a mondare da polistiroli, vetri, siringhe, taniche di benzina, pacchetti di patatine, cestelli, cassette di plastica e dagli “intrusi” più numerosi della scogliera: tappi di bottiglia di ogni tinta. Si parla anche di intere lavatrici inabissate tra le rocce, ma è complicato avvicinarsi al punto esatto. Riempiamo ben 48 sacchi extralarge di immondizia. Più raccogliamo rifiuti, più ne emergono dalla bianca rena.

Motivo per cui decidiamo che un’’incursione isolata in questa Eden violentata non è sufficiente. Giovanna intanto pare avere pietà delle nostre schiene curve, e ci rapisce tra i sentieri storici dell’’isola. Ogni tappa è una curiosità sulla flora, la fauna e la composizione geologica locale: impariamo tutto della posidonia, del ratto nero, dei graniti e dei calcari. Tra la cornice sui generis del piccolo cimitero, non manca il gossip quotidiano. Giovanna ci distoglie dalla canicola trasportandoci alle avvincenti storie dei nobili Giuseppe e Paolo Bertoleoni, re di Tavolara, e dei loro intrighi familiari di molti decenni fa’.

GRAZIE A…

     All’’On. Gianni Giovannelli, sindaco di Olbia, alla Dott.ssa Ivana Russu, assessore alle politiche giovanili e alla gentilissima Dott.ssa Giovanna Spano, assessore all’’ambiente della città.

     Al giornalista de “La Nuova Sardegna” Dario Budroni per articolo sulla nostra presenza ad Olbia e alla telecamera di “Protestantesimo” (Rai 2).

     Al personale del ristorante “Giropizza” di Olbia, che preparava per noi i tre pasti della giornata; grazie di cuore Francesco, Stefania, Loredana, Natalino per i gustosi piatti autoctoni.

     Alla Costa Smeralda e alle sue località incantevoli come Murta Maria, Porto Ceraso, Marinella, San Teodoro, Cala Banana.

     Grazie ad Adriano Paris per l’aiuto concreto nei due appartamenti.

     Un enorme grazie, immenso, a …chi questo meraviglioso campo di servizio l’’ha organizzato, con la comprensibile ansia e la fisiologica paura che questi dieci giorni potessero risultare un insuccesso. Rragazzi… in questo tempo insieme le parole NOIA E FLOP non sono state mai sfiorate…

    Grazie al pastore Daniele Passaretta, direttore di campo, a Luca Alfano, responsabile Adra Italia delle attività sociali del campo, al pastore Alessandro Roma, animatore spirituale, a Gabriella Barbuscia, animatrice, a Ivana Calarota, responsabile musicale e al tesoriere Davide Desti.    

Grazie a Ignazio Barbuscia Jr, direttore del dipartimento G.A. e a Valentina Marciano, direttrice Adra Italia, per aver appoggiato il progetto.

Alla prossima estate ragazzi!  

Ismaele Di Maggio